SINOSSI
Una rete rosso sangue. Mattanza.
Cerco di ricucire i legami, la famiglia.
Tenere insieme i pezzi. Raccogliere i frutti. Un’attività febbrile.
Sputata dal mare come un relitto. Una figura mitologica.
La coda di una sirena, pesante, ricoperta di chiavi come fossero parassiti, crostacei.
Incagliata. Suonano come catene, mi fanno affondare
Eppure sono le mie risorse, ma non so quale sia quella giusta per uscirne,
Un corpo diviso in due, metà in viaggio metà impigliata nell’oblio.
IL PROGETTO: Creazione per corpo, suoni e voce.
Impegnata da tempo in diversi progetti con rifugiati e migranti, e per ragioni personali particolarmente interessata al tema, ho deciso di indagare sulla condizione di chi resta “incagliato”, chiuso, perso nel viaggio concretamente o trattenuto dalle sue resistenze, e ne ho portato in scena la voce.
La Sirena è un corpo diviso in due, donna solo a metà, sospeso tra due mondi, mai a casa.
Due volontà diverse, radicarsi e volare, due pesi diversi, due qualità diverse.
Sono io. Sono “gli altri”. E’ il presente. Sono storie lontane.
Giocando su un’ambiguità costruita tra ricordi, suggestioni, simboli, rituali.
I LINGUAGGI
Lo spettacolo è polisemantico, nei codici espressivi e nei livelli di lettura. Abbraccia per questo un pubblico ampio, ipnotizza i bambini e offre spunti di riflessione agli adulti, ma soprattutto ha un’apertura multiculturale. E’uno spettacolo personale senza essere autoreferenziale, narra di un esodo, allude al mare nostrum che “fiorisce” di corpi, ma racconta più ampiamente di una condizione umana in cui ciascuno di noi può riconoscersi.
Presentato nei festival di Musica quanto di Danza, ha avuto l’onore di essere invitato come lecture performance in diversi convegni su migrazione e identità multiculturale.
Arrivata alla mia terza creazione come autrice, la mia poetica si configura come un crossover tra diversi linguaggi che definisco come danza sonora/musica visiva, una forma espressiva in cui il movimento produce suono, una danza percussiva, auto-musicata, che si serve anche di elementi fortemente simbolici ed evocativi. Si intrecciano una danza di impatto e fortemente iconica come l’Hip hop , una tecnica antichissima come la Body percussion, composizioni ritmiche originali e tradizionali, gesti rituali.
IL COSTUME
Il costume sonoro è co-protagonista, è maschera, è mezzo per creare paesaggi sonori e personaggi.
Rosso come il colore delle radici e della famiglia, rosso come il sangue di cui il nostro mare è ormai intriso. Uno strano corallo, un carapace. Potente e drammatico. Una immensa gonna-rete da pesca ricoperta di chiavi, monete ed altri oggetti fortemente simbolici che risuona come le maschere tradizionali (v.Mamuthones/Sardegna, Donso/Africa occidentale).
“L’ abito (…) diventa feticcio, si fa tramite di storie, attiva cambiamenti, dialoga con chi lo indossa, rivela ciò che non è visibile, consente di trasgredire confini culturali e geografici. Il corpo, così potenziato da indumenti, amuleti e decorazioni, incorpora forze invisibili e e magiche e diventa lui stesso un oggetto potente.
Con il linguaggio della danza contemporanea, che dal rituale all’hip hop riflette la globalizzazione, la performer diventa lei stessa un’identità multiculturale, paragonabile all’oggetto del museo che, accogliendo manualità, saperi e tecniche indigene, diventa potente nel processo del suo farsi e non solo per il suo esito estetico finale.”
M.C.De Palma, antropologa e direttrice del Museo delle Culture del Mondo
“La prima generazione strappa, la seconda dimentica, la terza ricostruisce”.
LO SPUNTO : Tratto da “Bilal – viaggiare, lavorare, morire da clandestini” di F.Gatti
STRANDED in inglese significa arenato, incagliato, lasciato senza mezzi di trasporto, nei guai, in difficoltà (…) All’improvviso, un giorno qualunque e inaspettato, la mente e il corpo si separano. La mente vuole andare. Il corpo resta stranded. E lentamente giorno dopo giorno, la polvere si impossessa della propria vita, incrosta ciglia e sopracciglia, si secca in gola. Ecco i loro volti da vicino. La tragedia è che nessuno dirà mai loro che stanno facendo qualcosa di eroico. Nessuno riconoscerà che il loro è un gesto definitivo che ha eguali soltanto nello sforzo della nascita. Se arriveranno vivi in Europa li chiameranno addirittura disperati. Anche se sono tra i pochi al mondo ad avere ancora il coraggio di giocarsi la vita carichi di speranza.
CREDITS:
IDEAZIONE, PARTITURA RITMICA E COREOGRAFICA, INTERPRETAZIONE Federica Loredan
DURATA 40 minuti circa
COSTUME SONORO Laboratorio Fulmicotone
DISEGNO LUCI Francesco Ziello
MUSICA Davide Mantovani
RICONOSCIMENTI:
Presentato come Work in Progress nella splendida cornice del Ninfeo di Villa Borzino (Busalla-Genova) performance per Corpi Effetti
Vincitore del bando di supporto alla creazione dello Spazio Baobab
Vincitore del bando InSincronia
Presentato come lecture-performance a SIETAR 2017 (convegno internazionale sul tema dell’identità multiculturale).
Selezionato per Chouftouhonna – Festival d’arte femminista, Tunisi 2017
DATE PRECEDENTI :
18 Febbraio 2017 – Festival InSincronia (Piacenza) “work in progress”
5 Maggio 2017 – IX Convegno Annuale SIETAR Italia “Identità multiculturali: il senso e il valore dell’appartenenza nel mondo globale”. Intervento congiunto performance/conferenza con l’antropologa Maria Camilla De Palma (Milano).
13 Maggio 2017 – Serata Baobab (Ivrea) PRIMA NAZIONALE
29 maggio 2017 – adattamento per il Museo delle Culture del Mondo di Genova
12 agosto 2017 – Lugano Eventi – world music festival (Svizzera)
14 aprile 2018 – Festival 1,2,3 Soli, Lione (Francia)
15 aprile 2018 – Teatro bellARTE Tedacà, Torino
21 maggio 2018 – Body Rhythm Hamburg (Germania)
27 giugno 2019 – Museo del Mare, Genova per il Convegno Internazionale “Immigration and Historical Amnesia”
VIDEO Il Movimento
VIDEO Il Suono
VIDEO La Luce
SIRENE RACCONTATO ALLA RADIO SVIZZERA RSI – RETE 2 “Il suono della danza”
SIRENE CITATO IN UNA PUBBLICAZIONE DELLA CAMBRIDGE SCHOLARS PUBBLISHING
Si ringraziano: Fondazione Devlata per lo spazio e l’accoglienza, Centro Culturale Mojud per lo spazio di lavoro, Spazio Baobab per il supporto alla creazione, Isabella Ievolella e Danila Corgnati per le foto, Danilo Guidarelli per i video, Museo Luzzati e Teatro dell’Archivolto per l’ospitalità.